Questo semplice frullato può guarirti dal cancro

frullato di Aloe

La ricetta in questione è una scoperta di un frate brasiliano e sembra essere in grado non soltanto di prevenire, ma addirittura di curare moltissimi tipi di Cancro, anche in fase avanzata!

Il frate in questione si chiama Padre Romano Zago e la ricetta da lui scoperta e divulgata, attraverso la pubblicazione di un libro (divenuto ormai un bestseller mondiale) è un semplicissimo frullato a base di 3 elementi naturali:

  • Aloe Arborescens;
  • Miele biologico;
  • Grappa (o altro distillato);

Come tutto ebbe inizio

aloe di padre romano zago
Padre Zago

È in Israele che Padre Zago elabora la sua scoperta. L’Aloe Arborescens, conosciuta anche come Babosa, presente in abbondanti quantità nella regione, è la “materia prima” su cui egli concentra la propria attenzione, nei momenti liberi.

Conoscevo già la pianta – dichiarerà in seguito il religioso – in Brasile mia madre ce la dava sempre come lenitivo, quando da bambini ci ferivamo giocando o per tante piccole cose legate ai guai fisici. Ma allora non credevo che una pianta così piccola e diffusa potesse avere un potere guaritivo così grande.

Frullando le foglie della pianta di Aloe, con del semplice miele d’api e grappa, si ottiene un composto dalle proprietà medicinali straordinarie. I suoi primi “pazienti”, cui Padre Romano Zago regala alcuni flaconi di questo frullato, sono alcuni cittadini indistintamente di religione cristiana, ebraica, musulmana.

In quegl’anni riesce ad ottenere risultati che hanno del miracoloso, curando anche persone affette da tipi di Cancro ritenuti incurabili e e che oggi sono ancora vivi e godono di ottima salute.

Il rientro in Brasile

Rientrato in Brasile nel ’95, Padre Zago decide di divulgare la sua formula.

Comincia così dedicarsi in modo continuativo alla sua sperimentazione e alla cura degli ammalati più gravi e disperati. Convinto dalle numerose guarigioni straordinarie, scrive e raccoglie la sua esperienza nel libro “O cancer tem cura” (“Di cancro si può guarire”, edizione italiana Adle edizioni, Padova), in cui Padre Romano espone con semplicità e chiarezza, la pratica della cura della “malattia del secolo” attraverso la sua bevanda a base di Aloe.

“Se alcuni sono guariti avvalendosi di questo metodo semplice ed economico, perché non offfrire questa stessa opportunità a più persone? Ecco il mio unico obiettivo”, spiega nel suo libro Padre Romano Zago.

Gli ingredienti del frullato

Il particolare successo della formula è dovuto ai suoi tre ingredienti: l’Aloe Arborescens (non l’Aloe Vera), il miele e la grappa.

Perché questi ingredienti?

“La spiegazione è semplice” spiega Padre Romano Zago. Il miele, sempre che si tratti di miele d’api, naturale, ne pastorizzato, ne trattato con prodotti chimici, ha la proprietà di veicolare le sostanze curative contenute nella foglia di Aloe Arborescens, fino ai recettori più remoti del nostro organismo, consentendo al preparato di esercitare la sua straordinaria azione benefica.

Quanto alla grappa, essa effettua un’azione di vasodilatazione, ovvero allarga i vasi sanguigni facilitando la depurazione generale dell’organismo.

Il sangue può così purificarsi, eliminando le sostanze infettanti. Inoltre, l’organismo umano non sarebbe in grado di assorbire integralmente il liquido viscoso e ricco di proprietà, ovvero l’aloina, che sgorga quando si incide una pianta di aloe, senza scioglierlo in un distillato.

L’Aloe Arborescens

L’Aloe Arborescens è una pianta succulenta della famiglia delle Aloaceae. Sono sempre più numerosi gli studi, italiani ed esteri che sottolineano le proprietà terapeutiche dell’Aloe arborescens.

“Il medico aiuta, ma la natura guarisce” disse Ippocrate, il più grande medico dell’antichità..
L’autore dell’Erbario greco, Dioscoride (41-48 d.C) dice che la pianta ha il potere di “conciliare il sonno, fortificare il corpo, far dimagrire pancia e purificare lo stomaco; può essere applicata in caso di ferite, emorroidi, mal di testa, caduta dei capelli, malattia della bocca e delle gengive, bruciature causate dal sole, malattie della pelle ed altre ancora.

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aloe arborescens di padre romano zago
Aloe Arborescens

Nel Giappone la chiamavano “Isha Irasu” che significa “non ha bisogno di medico”. Le tribù africane, durante le epidemie influenzali, si lavavano in infusi di Aloe per eliminare i virus. Persino nella Bibbia essa viene menzionata nel Vangelo di Giovanni, 19,39.
Per la ricca presenza di principi attivi che vanno dagli aminoacidi ai minerali, alle vitamine, ai lipidi, agli antranchinoni, ai polisaccaridi, l’Aloe è stata definita un “adattogeno”, ovvero una pianta in grado di ripristinare l’equilibrio dell’organismo, intervenendo là dove esistono meccanismi cellulari alterati.

Va poi considerato che i principi attivi dell’Aloe Arborescens agiscono sinergicamente, potenziandosi e attivandosi l’un l’altro; pertanto è fondamentale non denaturare la potenzialità che questa pianta può fornire all’uomo con procedimenti di estrazione di singoli principi, i quali da soli non hanno certamente la capacità adattogena della pianta in toto. (vedi Aloe, la regina delle piante medicinali) I principi attivi contenuti sono circa un centinaio.

Delle sostanze note, accanto a tutti gli aminoacidi essenziali, a tutte le vitamine, all’acido acetilsalicilico, alla Colina, e a diverse forme di lipidi, l’ Aloe Arborescens contiene anche dei rari sali minerali: lo Zinco, il Manganese, il Ferro, il Cromo, il Magnesio, il Boro, il Selenio, con implicazioni importanti, quindi, per diverse patologie umane: tra queste, gran parte delle patologie degenerative, del ricambio, o da cause carenziali. L’Aloe arborescens tende così a rinormalizzazione i parametri biochimici e funzionali dell’organismo in un tempo-finestra variabile da 2 a 6 mesi:

1) Regolarizzazione della pressione parziale di anidride carbonica nel sangue.

2) Regolarizzazione dei valori del Glucosio ematico, soprattutto in pazienti diabetici

3) Diminuzione dei Trigliceridi.

4) Regolarizzazione del Colesterolo totale con aumento del rapporto HDL/LDL.

5) Normalizzazione della Bilirubina.

6) Normalizzazione dell’acido urico.

7) Regolarizzazione Na / K, Ca / Mg.

8) Aumento dell’Emoglobina.

9) Protezione gastro-enterica, epatica, pancreatica e renale.

10) Attivazione delle difese immunitarie per infezioni acute.

11) Riequilibrio linfocitario in malattie infettive croniche (epatite C, HIV / AIDS).

12) Protezione anti-ossidativa del DNA dagli effetti delle radiazioni ionizzanti.

In particolare, acquistano particolarmente valore alcune sostanze efficaci nella cura dei tumori (146, 161-163, 179, 211, 314, 333, 372, 387-389, 442, 487, 499), come gli Antrachinoni Aloina A, Aloina B, ed Emodina; i Polisaccaridi, fra cui l’Aloe-mannano; le lecitine ATF1011 e Alexin B.

Queste sostanze possono essere sostanzialmente suddivise in 2 gruppi di azione anti-tumorale:

1) Stimolazione immunitaria (argomento specifico di questo paragrafo ( cap.4.e)

2) Induzione di Apoptosi (Emodina-Aloe: vedi cap.5.e).

Curiosità:

E’ una pianta molto antica, conosciuta fin dall’antichità per le sue proprietà terapeutiche e conosciuta come la pianta dell’immortalità. Le prime testimonianze della sua presenza sono state ritrovate su una tavoletta di argilla ritrovata a Nippur nei pressi di Bagdad e datata 2.200 a.C.

Nell’antico Egitto era utilizzata tra le sostanze per l’imbalsamazione ed era molto coltivata per uso terapeutico. Ancora oggi in Egitto, questa pianta piantata davanti alla porta di casa è considerato un modo per assicurarsi una lunga vita e felicità.

Nel Papiro di Ebers (datato all’incirca 1500 a.C ) sono elencate le innumerevoli proprietà di questa pianta (questi documenti egiziani descrivevano nei più minuziosi dettagli il valore medicinale dell’Aloe. Ritenuta la pianta il cui sangue donava bellezza, salute ed eternità, la chiamavano la “pianta dell’immortalità”).

Anche nella cultura orientale l’uso di questa pianta è molto antico: la medicina tibetana e quella Ayurvedica la usano tutt’oggi per i loro preparati.

La coltivazione è facile. Il terriccio ideale è un composto ben drenante che non permetta ristagni d’acqua. Si può usare anche il normale terriccio universale venduto nei garden center, semplicemente miscelandolo con della sabbia vagliata da muratore che permetterà un facile deflusso dell’acqua in eccesso.

Ulteriori informazioni le trovi su Wikipedia

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